|
CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.corriere.it
2009-11-24
|
REPUBBLICA
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.repubblica.it/
2009-11-24
|
|
il SOLE 24 ORE
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.ilsole24ore.com
2009-11-24
Tanzi: "non esiste un tesoretto, le banche sapevano già dal 2002"
di Mara Monti
24 Novembre 2009
Calisto Tanzi, ex patron di Parmalat
"Dai nostri archivi"
Tanzi al processo: "Eravamo ai piedi delle banche"
Parmalat e Madoff: il risparmio italiano tradito due volte
Parmalat: i passaggi chiave dell'operazione Ciappazzi
Parmalat: Tanzi condannato a 10 anni di reclusione
Parmalat, il Tribunale dice no al maxi-processo
"Non c'è un euro in giro per il mondo, nascosto in conti esteri intestati a Tanzi. Dove sono finiti i soldi? Non so, sicuramente nelle perdite accumulate negli anni dal gruppo". L'ex parton della Parmalat, Calisto Tanzi è affaticato alla fine del suo primo interrogatorio davanti a Collegio del Tribunale di Parma, presieduto dal giudice Eleonora Fiengo, ma trova la forza per dire che "tesoro di Tanzi" non esiste. Balbetta, non riesce a parlare mentre i pubblici ministeri lo interrogano. Prima di lasciare l'aula, si è fermato a parlare con i giornalisti. "Parmalat è stata una parte della mia vita, la mia creatura. È stata la più bella impresa italiana, ma aveva i piedi d'argilla. Era forte sul piano industriale e tecnologico, non lo era, invece, su quello finanziario".
Sono passati quasi sei anni dal crack del secolo, era il 17 dicembre 2003 quando divenne chiaro a tutti che i 4 miliardi di liquidità da sempre sbandierati dal gruppo di Collecchio non esitevano, ma soprattutto che i bilanci erano falsi, il debito aveva toccato la cifra record di 14 miliardi di euro, finiti in buona parte nelle tasche dei risparmiatori sotto forma di obbligazioni.
Ieri davanti ai giudici di Parma che lo accusano di bancarotta, truffa e falso in bilancio Tanzi ha ripetuto la stessa versione già proposta ai magistrati di Milano che lo hanno condannato a 10 anni con l'accusa di aggiotaggio. Chi era a conoscenza del dissesto? "Le banche avevano tutti gli strumenti per sapere già dal 2002 la reale situazione del gruppo", ha ribadito. Nella lista anche i consiglieri "consapevoli delle tensioni finanziarie, ma nessuno ha mai fatto domande", alcuni di loro lavoravano negli istituti di credito "e non avevano difficoltà ad accedere alla centrale rischi della Banca d'Italia" per avere informazioni.
La ricostruzione parte da poco prima della quotazione in Borsa del 1991, operazione che doveva servire al salvataggio del gruppo, appesantito dall'avventura televisiva di Odeon Tv, ceduto al gruppo Longarini per una cifra simbolica, dal turismo, dal Parma Calcio, dalla Formula uno, una situazione difficile "sotto gli occhi di tutti". Meno evidenti, invece, erano le falsificazioni di bilancio "iniziate sùbito dopo la quotazione", secondo Tanzi.
Un gioco quello dei falsi originato dal comparto sudamericano: "Mi veniva detto solo che servivano degli aggiustamenti, ma non so come venissero fatti, io mi limitavo a ratificare le operazioni che mi venivano sottoposte" e ha insistito nell'attribuire a Fauso Tonna, l'allora direttore finanziario la responsabilità dei falsi. Ancora oggi Tanzi è convinto che la Parmalat avrebbe potuto essere salvata. L'ultimo atto prima della catastrofe risale ai primi di dicembre 2003 quando deve essere rimborsato il bond dell'Immacolata da 150 milioni: il gruppo che dichiarava 4 miliardi di liquidità, non aveva soldi. Si battono molte porte, a cominciare dalle banche. È il 4 dicembre quando in un incontro in Mediobanca si accenna per la prima volta alla mancanza di liquidità, poi il 6 dicembre a Roma con i rappresentanti di Imi-Sanpaolo, Capitalia e Banca Intesa, Tanzi è più esplicito: "Non sapevo a quanto ammontava il debito, me lo feci scrivere su un pezzo di carta". A questo punto entra in scena Enrico Bondi, l'attuale ad della Parmalat, scelto dagli istituti di credito per mettere ordine al dissesto: Tanzi lo incontrò l'8 dicembre, la nomina di Bondi avviene il 15 dicembre, tre giorni dopo il pagamento del bond dell'Immacolata. Resta un mistero chi organizzò il pagamento di quel bond per il quale la Popolare di Lodi di Fiorani acconsentì ad un finanziamento di 60 milioni di euro e per la parte mancante vennero utilizzati crediti di imposta.
Tra un "non so" e un "non ricordo", Tanzi ha parlato anche dei rapporti con il mondo politico, "ne abbiamo sempre avuti almeno a partire dagli anni 60, sono finiti quando mi sono dimesso". I contatti li tenevano i cosiddetti "ufficiali pagatori" Sergio Piccinini e Romano Bernardoni che "avevano conoscenze e finanziato praticamente tutti, se non a 360 gradi a 358".
24 Novembre 2009
|
